giovedì 14 novembre 2013

La mia prima tessera PD

Ho girato e rigirato senza sapere dove andare per anni.
Fino ai 30 anni ho seguito la politica come si segue una partita di calcio o un film western americano anni '40.
Noi i buoni, loro i cattivi, noi senza macchia e senza paura, loro il male.
Ho sempre votato a sinistra, Pci prima, Pds, Ds e Pd poi.
Poi a metà degli anni 2000 la crisi. La scoperta che il partito che avevo sempre votato da quando era segretario il grigio Alessandro Natta non era poi tanto meglio degli altri.
Iniziavo come molti altri ad avere l'impressione che in fondo i miei non volessero eliminare Berlusconi e la destra, ma che anzi la sua esistenza in vita legittimasse la loro stessa ragion d'essere.
"Votiamo questa sinistra molle e decadente per non far vincere Berlusconi" che poi puntualmente o quasi vinceva lo stesso e devastava questo paese con l'eccezioni delle brevi parentesi Prodi.
E allora sono andato alle riunioni dei primi Meetup pur detestando Grillo, uscendone dopo i primi "Vaffa" per tesserarmi qualche anno fa per la prima volta in vita mia ad un partito, quel SEL di Nichi Vendola che tanti proseliti fece in quel periodo, ma dal quale mi staccai quasi immediatamente. Perchè un partito che ha bisogno di scrivere nel suo simbolo il nome del suo segretario o presidente, per me non è un partito.
Poi è arrivato Marino nel Pd di cui mi parlò un amica, Beatrice, e per la prima volta ebbi l'impressione che qualcuno dicesse qualcosa di sinistra, ebbi l'impressione dai tempi di Enrico Berlinguer di non dovermi vergognare di dire "Voto Pd, sono del Pd".
E poi Civati, che per qualche tempo ho studiato da lontano. Troppe volte mi ero scottato con altri astri nascenti che si erano rivelati comete.
In questi due anni ho sempre contribuito come ho potuto al progetto Prossima Italia seguendone le tappe in giro per l'Italia (non fisicamente ma virtualmente si) e attraverso alcuni amici che invece vi hanno partecipato di persona.
Quando Civati ha lanciato il guanto di sfida per la segreteria quindi ho deciso di sostenerlo ancor più convintamente e due settimane fa sono entrato di nuovo dopo tanti anni nella sede di un partito, il Pd della mia città attraversando le forche caudine di alcuni sguardi a dir poco fulminanti.
Era il giorno del congresso provinciale. Tutti gli astanti credevano che fossi una delle tante tessere fantasma, che mi fossi tesserato solo per sostenere la candidata amica.
Non avevano capito nulla. Do a Civati l'ultima possibilità di farmi credera ancora convintamente che una politica più etica, più appassionante e più partecipata sia possibile. Sento in cuor mio che non mi deluderà come non mi ha mai deluso fino ad ora.
Perchè siamo noi gli artefici del nostro futuro. Un futuro che si può costruire mattone su mattone solo attraverso una gruppo coeso e ramificato nei territori di persone che hanno una visione e un sentire comune.
E' grazie ad ognuno di voi che a 45 ho preso per la prima volta la tessera "non fantasma" e "non prepagata" di questo grande partito.
Ed è solo da qui che le cose possono cambiare. Cambiandole.

Simone Quilly Tranquilli